Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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3418DEGLI ERRORI DEGLI ARCHITETTI ti gli errori, che accadono nelle fabbriche, e ſpecialmente nella forma loro. La
qual coſa è cagione di grandiſſimo ſcapito agli Architetti, poichè toglie loro
la grazia dei Principi, l’ opinione acquiſtata nelle Città, e la molta confiden-
za già guadagnata, onde ne riſulta loro ſommo danno, e nell’ onore, e nell’in-
tereſſe.
Allora i diſegni appariſcono mal diſpoſti, quando non ſon proporzionati ai
ſiti, e quando hanno difetto nelle miſure, nelle corriſpondenze, e nelle propor-
zioni delle parti, e finalmentete non hanno buono, e intiero componimento,
avendo difetto di luoghi, e di comodità, e mala diſpoſizione di ſcale, di trapaſſi,
e di lumi.
E allora ſon male ordinati, quando non ſi è fatta buona diſpoſizione,
o diſtribuzione delle parti della fabbrica, cioè, quando le membra, che debbo-
no eſſere le principali, e le signore dell’ Arte, ſon fatte ſoggette, e collocate
nel ſecondo, e nell’ ultimo luogo:
e quelle parti, che debbono eſſer libere, ſon
poſte ſotto qualche ſervitù.
Il medeſimo avviene nel compartimento: poichè
talvolta gli appartamenti delle abitazioni non ſon fatti proporzionati a tutte le co-
modità, e ai biſogni, alle ſcale, alle porte, alle fineſtre, ai trapaſſi, alle log-
ge, ai cortili, e non hanno buona diſtribuzione di lumi, di modo che non vi
ſia luogo, che non abbia lume;
e bene ſteſſo nei compartimenti delle fabbri-
che, e degli ornamenti loro non ſi uſa quella corriſpondenza di numero, di
miſura, di proporzione, e di ſomiglianza dovuta.
E finalmente i diſegni non
ſon buoni, i quali non corriſpondono al deſiderio di chi vuol fabbricare;
e
quindi procede, che le fabbriche le più volte non ſoddisfanno.
Laonde per fug-
gire queſto inconveniente, l’ Architetto dee prima procurare d’eſſer bene infor-
mato dell’intenzione di chi gli richiede il diſegno, della grandezza, e della fi-
gura del ſito:
di poi dee fare un primo diſegno, non determinato, ma tenta-
tivo;
e ſe non baſta queſto, ne faccia degli altri, e gli conferiſca con quelle
perſone, che vogliono fabbricare, acciocchè, ſe in qualche parte il diſegno foſ-
ſe fuor del voler loro, o vi mancaſſe alcuna coſa, o vi foſſe alcuna coſa
ſuperflua, inteſa meglio l’intenzione, e dove conſiſta il mancamento, poſſa
poi formare un diſegno determinato, in tutto corriſpondente alla volontà lo-
ro, totalmente perfetto, e che intieramente piaccia.
E in tal guiſa l’ Archi-
tetto non erra, ed appaga chiccheſſia, e conſerva, e accreſce con ſua notabile
utilità la propria riputazione.
CAPO VIII.
Del provvedimento uſato dagli Antichi Romani contro gli errori
delle fabbriche.
GIà ſi ſono dimoſtrati gli errori degli Architetti, che ſi commettono avanti
al fabbricare:
e nella parte ſeguente ſi dee ragionare di quelli, che acca-
dono nello ſteſſo fabbricare.
Ora in queſt’ultimo Capitolo della prima Parte
per non laſciare indietro coſa, che poſſa eſſere di ſomma utilità all’ inſegnamento
dell’ Archittetura, m’ ingegnerò di moſtrare, qual provvedimento uſaſſero gli an-
tichi Romani, che con l’eſquiſito governo loro furono mai ſempre la regola
del più perfetto Reggimento politico.
Diciamo pertanto, come eſſi conoſcendo
bene, quanti errori accorreſſero intorno alle fabbriche, e per cagione degli Ar-
chitetti, e per colpa de’ miniſtri loro, dico de’fabbricatori, penſarono di rime-
diarvi con legge, ordinando, e comandando tutto quello, che ſi doveſſe fare in
qualſivoglia fabbrica.
E per queſto fine iſtituirono alcune Leggi, e particolar-
mente quella, che ſi legge nelle Pandette ſotto il Titolo Ad Legem Juliam re-
petundarum.
E nel Paragrafo = Ne obl. æxtim. nella legge. Ne in accept. ferat.
è ſcritto così. = Ne in acceptum feratur opus publicum faciundum; frumen-
tum ne pubblice dandum, præbendum, apprehendendum:
Sarcta tecta tuenda,
antequam perfecta, probata, præſtita legerint.
Dove il Budeo nelle Annota-
zioni predette dice, doverſi leggere;
non apprehendendum, ſed approbandum, &
lege erunt, non legerint;
e ſegue dicendo: = Omnino enim ſic legendum eſt.

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