Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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5034DEGLI ERRORI DEGLI ARCHITETTI
Fra le laterali, come quando la parte da man deſtra è così larga, o più lun-
ga di quella da man ſiniſtra, e così viceverſa.
Fra i vani, cioè, fra quelli de-
gli archi delle logge, e de’portici, e fra le aperture dei lumi, cioè, delle fi-
neſtre, e delle riquadrature poſte nelle parti ſuperiori, e nel ſecond’Ordine:
ovvero fra i vani inferiori, e pieni o ſodi ſuperiori. Come, quando le apertu-
re delle fineſtre non corriſpondono ai vani degli archi, poſti ſotto, o nel nu-
mero, o nella grandezza, o nella ſituazione:
e così quando i vani delle logge
non corriſpondono alle fineſtre:
o, quando ai vani degli archi, e delle porte
non corriſpondono quei delle fineſtre:
così, quando i vani di ſopra non ſi ac-
cordano in numero, in poſizione, e in grandezza, con quei di ſotto:
e quando
il ſodo, e il pieno non concorda col ſodo, e col pieno, ma è collocato ſopra
vano;
come, quando al mezzo degli archi ſi pongono i pilaſtri, e le colonne:
e al mezzo il vano delle porte, e delle fineſtre, la muraglia, o pilaſtri delle
Logge.
Benchè gli Antichi alcune volte, non per errore, ma per neceſſità del-
la forma della fabbrica abbiano poſte le colonne del ſecond’Ordine al mezzo
degli archi del primo da baſſo, ſiccome ſi vede negli avanzi della villa pubbli-
ca di T.
Didio, la quale ſi dimoſtra da Baldaſſar Peruzzi nel Serlio al 3. Li-
bro dell’Antichità ſotto nome di Portico di Pompeo, e Caſa di Mario.
Ma
nel vero edificio, che oggi tiene da Santa Maria del pianto, fino avanti a piaz-
za Santa Croce, era la Villa pubblica di T.
Didio, ſiccome ſi ricava dal ro-
verſcio della ſua Medaglia, ed era di queſta forma
16[Figure 16]
E per tornare al propoſito noſtro, ſi erra nelle proporzioni, quando i vani
de’lumi, e delle porte delle parti laterali delle fabbriche diſcordano nel nume-
ro, e nella grandezza:
e quando i lumi, o gli archi, o le parti ſolide ſupe-
riori, non hanno proporzionatamente quell’accreſcimento, che loro ſi deve,
per ſupplire a tutto quello, che ſi toglie dalla lontananza, acciò ſi moſtrino
eguali.
Il che ſi coſtuma, quando ſi pongono più ordini di colonne l’un ſo-
pra l’altro, come ſi oſſervò dagli Antichi nei Teatri, e negli Anfiteatri.
E
tale errore procede dal non uſare la ragion di Proſpettiva, e dal non ſaper l’
uſo del Quadrante diſtinto in gradi novanta.
Il quale, applicato all’occhio,
ſtando incontro alle linee a piombo delle fabbriche, col mezzo di quelle, che
vengono dal centro, e dall’occhio, ſi fanno i compartimenti in tutta

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