Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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5438DEGLI ERRORI DEGLI ARCHITETTI lito, non rimanendovi altro, che il ripieno. Il medeſimo avviene, quando nel-
le mura ſi pongono pietre lavorate ſottili, e quaſi nella ſuperficie, le quali per-
chè non s'incaſtrano nelle muraglie, facilmente cadono, ſe non ſi tengono le
gate con grappe di ferro.
Nè però queſto baſta, perchè non ſi legano tutte,
ma poche, e quelle ſi pongono nei filari più baſſi;
ma quelle, che vi ſi po-
ſan ſopra, ſi fidano nella calcina, la quale tanto tiene, quanto dura di reſiſte-
re al peſo, ed a qualunque accidente.
Si fa errore ancora, mentre nel far la
muraglia i mattoni, e le pietre non ſi pongono bene in piano, nè ſi accomo-
dano a perpendicolo, talmente che l'opera rieſce ſtorta in più parti, o penden-
te, uſcendo della dirittura della linea del piombo;
che per un grano, o per
un minuto, o per un dito, che da principio eſca in fuora, quanto più ſi al-
za, tanto più creſce l'inclinazione;
che la quantità continua, come anche la
diſcreta, da un piccolo aumento creſce quaſi in infinito.
Per la qual coſa la
fabbrica diviene mal ſicura, eſſendo aggravata da tutto il peſo, che le è poſto
ſopra.
Nella ſeconda maniera, cioè, nel diſtribuir le parti delle fabbriche ſi può
talvolta errare, o non ponendole di numero uniforme in ciaſcun luogo, o di
numero difettoſo, o ſuperfluo, mancando nella neceſſità, e abbondando ove non
biſogna:
e non oſſervando l'ordine conveniente; e quando l'ordine ſarà ſciolto,
cioè, non unito con legamento delle parti:
o non diſpoſto con una compoſizione di
parti convenevoli;
e finalmente, quando nel compartimento delle parti non ſi ſcor-
ge grazia, nè decoro alcuno:
onde nel proſpetto non ſi moſtra bellezza, nè digni-
tà alcuna.
Nel terzo modo, cioè, nel collocare gli ornamenti, dove allora ſi
erra, quando dagli Architetti non ſi pongono nel debito luogo, come quando
gli ornamenti dell'Ordine Toſcano, e del Dorico ſi pongono nelle parti ſupe-
riori, e quelle del Compoſito, del Corintio, e dell'Ionico, nelle inferiori:
Ov-
vero quando gli ornamenti de'cinque Ordini ſi adattano confuſamente, ponen-
do le colonne Ioniche inſieme con le cornici, ſopra le Compoſite:
e finalmente
ſarà grande errore il far collocar l'opere di Scultura troppo minute, e troppo tri-
te ne'luoghi lontani dalla viſta, poichè ſon perdute;
che da lontano non ſi può
rilevare la lor forma.
Il che è peccar di giudizio, e coſtume barbaro, il quale to-
glie la ſodezza, la nobiltà, e la magnificenza agli ornamenti delle fabbriche.
La
qual coſa è molto diſdicevole al fabbricare con buona ragione d'Architettura
Greca, e Romana.
E quell'Architetto non opera, ſenza errare, formando i di-
ſegni, e i modelli delle fabbriche, il quale da eſſa ſi parte, fidandoſi più nelle
capriccioſe, e ſregolate invenzioni, che nelle regole degli ottimi Architetti, co-
me fanno quelli, i quali dal lavorare i legnami, e gli ſtucchi, e dalla Pittura,
ſi ſon dati all'Architettura:
i quali colle loro licenze (e ciò ſicuramente credo)
ſon per far tanto, che una volta ritorni in Italia la maniera barbara, e venga
del tutto abbandonata l'antica, e la buona Architettura.
CAPO V.
Degli errori degli Architetti nel collocar le coſe fuor del lor luogo.
NOn vi è dubbio alcuno, che (dato, e non conceduto, poichè il ſommo Crea-
tore fece il tutto perfettamente in numero, in peſo, in miſura, in poſi-
zione convenientiſſima) quando l'Architetto di queſta macchina mondiale aveſ-
ſe poſta nel luogo della Terra l'Acqua, e nel luogo dell'Aria il Fuoco, oltre che
non ſolo ſarebbe riuſcita un'opera moſtruoſa, e un novello caos, e una mole to-
talmente rozza, come dice Ovidio nelle Trasformazioni, ma non avrebbe tampoco
potuto avere alcuna ſuſſiſtenza.
Così, quando nel formar l'Uomo, aveſſe poſto la te-
ſta nel luogo de'piedi, o gli occhi nel petto, invece d'eſſerſi formato un Uomo,
ne ſarebbe riſultato un moſtro.
Dove la teſta eſſendo poſta nel luogo più baſſo, non
avrebbe potuto far l'ufizio de'piedi, come altresì gli occhi non avrebber potu-
to così facilmente riguardar d'ogn'intorno, e fare la ſentinella in difeſa di tut-
te le parti.
Nella medeſima guiſa veggiamo talora per errore degli Architetti
accadere alle fabbriche, mentre eſſi non coſtituiſcono le parti nel debito luogo;

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