1fani formulato il Teorema I. “ Quod per diaphanum planum transparet
maius quam sit ac propinqius videtur, eo magis, quo propius plano dia
phani ” (Neapoli 1611, pag. 31).
maius quam sit ac propinqius videtur, eo magis, quo propius plano dia
phani ” (Neapoli 1611, pag. 31).
Leonardo da Vinci aveva antiveduto e confutato già questo errore mau
rolicano, rinnovato dallo Snellio e dal Vossio, i quali ne conclusero le ri
frazioni anche nel raggio perpendicolare. Galileo pure cansò quell'errore, e
richiedendo per condizione essenziale non la planizie, ma la curvità del
mezzo accettò del resto a spiegare il fatto della maggior grandezza appa
rente degli astri all'orizzonte le dottrine del Fracastoro. Il principe Leopoldo
però faceva notare, nella persona del Renieri, alla venerata memoria del suo
98[Figure 98]
rolicano, rinnovato dallo Snellio e dal Vossio, i quali ne conclusero le ri
frazioni anche nel raggio perpendicolare. Galileo pure cansò quell'errore, e
richiedendo per condizione essenziale non la planizie, ma la curvità del
mezzo accettò del resto a spiegare il fatto della maggior grandezza appa
rente degli astri all'orizzonte le dottrine del Fracastoro. Il principe Leopoldo
però faceva notare, nella persona del Renieri, alla venerata memoria del suo
98[Figure 98]
Figura 33.
Galileo, com'anche ammessa la curvità del mezzo le
rinnovate dottrine fracastoriane venivano dimostrate
false dall'esperienza. “ Piglisi un vaso di vetro con
cavo di figura più rotonda che sia possibile, quale
sarebbe appunto la metà d'un fiasco tagliato, ed em
piendolo d'acqua sino a un determinato segno e sia
v. g. AB (fig. 33) e sotto ponendovi l'oggetto C, se si
guarderà coll'occhio dal punto D, ancorchè io accre
sca la quantità dell'acqua al livello EF, non però
mi cresce punto l'oggetto C ” (Targioni, loc. cit.).
Galileo, com'anche ammessa la curvità del mezzo le
rinnovate dottrine fracastoriane venivano dimostrate
false dall'esperienza. “ Piglisi un vaso di vetro con
cavo di figura più rotonda che sia possibile, quale
sarebbe appunto la metà d'un fiasco tagliato, ed em
piendolo d'acqua sino a un determinato segno e sia
v. g. AB (fig. 33) e sotto ponendovi l'oggetto C, se si
guarderà coll'occhio dal punto D, ancorchè io accre
sca la quantità dell'acqua al livello EF, non però
mi cresce punto l'oggetto C ” (Targioni, loc. cit.).
Quelle dottrine insomma son dimostrate false nel Saggiatore, non meno
di quel che sieno negli Omocentrici, e s'intende come e d'onde abbia avuto
origine l'inganno. Ma passando all'applicazione, che Galileo stesso ne fa a
render la ragione del Sole ellittico, chi può comprendere come c'entrino i
cerchi o veduti in maestà o in iscorcio, se si tratta del Sole e della Luna
che sono sfere? Lo Scheiner ne'suoi due trattati ha senza dubbio difetti,
ma non errori così grossolani, e mentre le parole del Saggiatore si vorreb
bero, per onor di Galileo, sopprimere dal suo Libro, si ripete anche oggidi
da tutti gli Astronomi, come verità provata, la sentenza espressa in princi
pio del Cap. XXIII delle Refractiones coelestes: “ Contractio solis enascitur
ex inaequali partium ipsius supremarum mediarum et infimarum supra
horizontem elevatione: haec autem ex eo dimanat quod eae inaequaliter ad
perpendiculares suas refringantur ” (Ingolstadii 1617, pag. 34).
di quel che sieno negli Omocentrici, e s'intende come e d'onde abbia avuto
origine l'inganno. Ma passando all'applicazione, che Galileo stesso ne fa a
render la ragione del Sole ellittico, chi può comprendere come c'entrino i
cerchi o veduti in maestà o in iscorcio, se si tratta del Sole e della Luna
che sono sfere? Lo Scheiner ne'suoi due trattati ha senza dubbio difetti,
ma non errori così grossolani, e mentre le parole del Saggiatore si vorreb
bero, per onor di Galileo, sopprimere dal suo Libro, si ripete anche oggidi
da tutti gli Astronomi, come verità provata, la sentenza espressa in princi
pio del Cap. XXIII delle Refractiones coelestes: “ Contractio solis enascitur
ex inaequali partium ipsius supremarum mediarum et infimarum supra
horizontem elevatione: haec autem ex eo dimanat quod eae inaequaliter ad
perpendiculares suas refringantur ” (Ingolstadii 1617, pag. 34).
Ma il fatto più singolare in questa Storia è che a quelle medesime ve
rità disprezzate dovette poco dipoi convertirsi anche Galileo, benchè voglia
fare apparire che ciò sia stato per sua spontanea deliberazione, e di sua
propria scienza, nò persuaso dagl'insegnamenti dell'odiato Gesuita. A lui in
ogni modo pienamente si conformava, ravvedutosi delle stranezze lasciate
trascorrer nel Saggiatore, quando nel 1637 (Alb. VII, 193) dettando le Ope
razioni Astronomiche, recava il Sole ellittico per argomento dimostrativo
delle rifrazioni celesti. “ Posto che sia vero, che mercè della Rifrazione l'og
getto lucido e non molto remoto dall'orizzonte, venga sollevato, che tal sol
levamento sia in diversi tempi molto disuguale, ce lo mostra il solar disco,
il quale alcune fiate trovandosi circa un grado elevato dall'orizzonte, si mo-
rità disprezzate dovette poco dipoi convertirsi anche Galileo, benchè voglia
fare apparire che ciò sia stato per sua spontanea deliberazione, e di sua
propria scienza, nò persuaso dagl'insegnamenti dell'odiato Gesuita. A lui in
ogni modo pienamente si conformava, ravvedutosi delle stranezze lasciate
trascorrer nel Saggiatore, quando nel 1637 (Alb. VII, 193) dettando le Ope
razioni Astronomiche, recava il Sole ellittico per argomento dimostrativo
delle rifrazioni celesti. “ Posto che sia vero, che mercè della Rifrazione l'og
getto lucido e non molto remoto dall'orizzonte, venga sollevato, che tal sol
levamento sia in diversi tempi molto disuguale, ce lo mostra il solar disco,
il quale alcune fiate trovandosi circa un grado elevato dall'orizzonte, si mo-