1sia piena d'acqua, fino al giro H (fig. 46). Poi sotto questa caraffa, nel
luogo EF, pongasi del fuoco molto lento: si vedrà a poco a poco crescer
l'acqua fino in G, e nel fondo della caraffa si vedranno alcuni campanelletti,
li quali di quando in quando partendosi dal fondo ascenderanno per l'acqua
fino alla sommità del suo livello in G, dove rompendosi si risolveranno.
111[Figure 111]
luogo EF, pongasi del fuoco molto lento: si vedrà a poco a poco crescer
l'acqua fino in G, e nel fondo della caraffa si vedranno alcuni campanelletti,
li quali di quando in quando partendosi dal fondo ascenderanno per l'acqua
fino alla sommità del suo livello in G, dove rompendosi si risolveranno.
111[Figure 111]
Figura 46.
Fredda che sarà la medesima acqua, si vedrà tornare al suo primo
livello in H, e non esser punto scemata, ma noi per l'addotta
esperienza ricerchiamo fuoco lento come s'è detto. ”
Fredda che sarà la medesima acqua, si vedrà tornare al suo primo
livello in H, e non esser punto scemata, ma noi per l'addotta
esperienza ricerchiamo fuoco lento come s'è detto. ”
“ Si potrà dunque adesso domandare che cosa sia stato
ch'abbia dato causa al crescer di quell'acqua. So che mi po
trebb'esser risposto che, avendo il fuoco virtù di rarefare, abbia
rarefatto quell'acqua. Ma io domando che cosa fosse in que'cam
panelli che, spinti di quando in quando all'in su, svaporano. Io
veramente non so qual risposta mi potrebbe esser data, ma sento
bene astringermi a confessare esser quelli diversi aggregati di
corpuscoli ignei, che sormontando per l'acqua, come leggeris
simi, svaporassero. Quindi è ch'essendone ancora gran quantità
mescolata nell'acqua, la fanno crescere in mole; onde partendosi essi torna
essa allo stato di prima, il che parmi che apertamente dimostri questo che
noi chiamiamo calore prodursi per mezzo di questi tali corpuscoli ” (MSS.
Gal. Disc., T. CXXXIV, c. 22).
ch'abbia dato causa al crescer di quell'acqua. So che mi po
trebb'esser risposto che, avendo il fuoco virtù di rarefare, abbia
rarefatto quell'acqua. Ma io domando che cosa fosse in que'cam
panelli che, spinti di quando in quando all'in su, svaporano. Io
veramente non so qual risposta mi potrebbe esser data, ma sento
bene astringermi a confessare esser quelli diversi aggregati di
corpuscoli ignei, che sormontando per l'acqua, come leggeris
simi, svaporassero. Quindi è ch'essendone ancora gran quantità
mescolata nell'acqua, la fanno crescere in mole; onde partendosi essi torna
essa allo stato di prima, il che parmi che apertamente dimostri questo che
noi chiamiamo calore prodursi per mezzo di questi tali corpuscoli ” (MSS.
Gal. Disc., T. CXXXIV, c. 22).
Benchè così fatte dottrine che si derivarono dagli Antichi fossero, come
vedemmo, sanzionate dall'autorità di Galileo, così potente sull'animo e sul
l'ingegno de'nostri Accademici, sorse, per amor del vero, alcuno in mezzo
di essi che, se non ebbe la perspicacia di riconoscervi il falso, ebbe nono
stante la franchezza di mettervi il dubbio.
vedemmo, sanzionate dall'autorità di Galileo, così potente sull'animo e sul
l'ingegno de'nostri Accademici, sorse, per amor del vero, alcuno in mezzo
di essi che, se non ebbe la perspicacia di riconoscervi il falso, ebbe nono
stante la franchezza di mettervi il dubbio.
“ Fu addotta però, soggiunge il Viviani, in confutazione di simil parere
un'altra esattissima prova dal signor dottor Rinaldini, la quale è che, se
noi piglieremo due palle di egual grandezza, l'una d'ebano legno durissimo,
l'altra di sughero, e poste tutt'e due in egual distanza dal fuoco e tenute
per qualche tempo, levate che saranno le dette palle si troverà molto più
calda quella di ebano che quella di sughero. Di qui pareva di potersi pro
durre il calore non altrimenti potersi generare per via di questi corpuscoli,
poichè, essendo il legno del sughero molto poroso, e per conseguenza più
atto a ricevere i medesimi corpuscoli, doveva trovarsi più caldo dell'ebano
assai più nelle sue parti costipato. Eppure per l'esperienza tutto il contra
rio succede: adunque par forza confessare il calore non prodursi in tal ma
niera ” (ivi).
un'altra esattissima prova dal signor dottor Rinaldini, la quale è che, se
noi piglieremo due palle di egual grandezza, l'una d'ebano legno durissimo,
l'altra di sughero, e poste tutt'e due in egual distanza dal fuoco e tenute
per qualche tempo, levate che saranno le dette palle si troverà molto più
calda quella di ebano che quella di sughero. Di qui pareva di potersi pro
durre il calore non altrimenti potersi generare per via di questi corpuscoli,
poichè, essendo il legno del sughero molto poroso, e per conseguenza più
atto a ricevere i medesimi corpuscoli, doveva trovarsi più caldo dell'ebano
assai più nelle sue parti costipato. Eppure per l'esperienza tutto il contra
rio succede: adunque par forza confessare il calore non prodursi in tal ma
niera ” (ivi).
Avrebbe potuto rispondere il Viviani che la superficie nera dell'ebano
tiene, come il Castelli s'immaginava, così disposti i suoi pori da introdurvi
più gran numero d'ignicoli di quel che la superficie del sughero non fac
cia, ma egli così cerca più sottili argomenti alla sua risposta, ricorrendo alla
varia capacità del calore, secondo la varia costituzione de'corpi.
tiene, come il Castelli s'immaginava, così disposti i suoi pori da introdurvi
più gran numero d'ignicoli di quel che la superficie del sughero non fac
cia, ma egli così cerca più sottili argomenti alla sua risposta, ricorrendo alla
varia capacità del calore, secondo la varia costituzione de'corpi.