1zione, che da que'Filosofi un moto infinito si decompone in due e gli si
prefiniscono, per lunghezza di linee, i limiti nello spazio; non s'intende,
nella proposizione II del Cap. IV de'Paralipomeni a Vitellione, come il dif
fondersi istantaneo e superficiale si possa conciliar coll'ipotesi che riguarda
i raggi terminati in grossezza fra due linee parallele, in modo che il cre
99[Figure 99]
prefiniscono, per lunghezza di linee, i limiti nello spazio; non s'intende,
nella proposizione II del Cap. IV de'Paralipomeni a Vitellione, come il dif
fondersi istantaneo e superficiale si possa conciliar coll'ipotesi che riguarda
i raggi terminati in grossezza fra due linee parallele, in modo che il cre
99[Figure 99]
Figura 34.
scer della sezione alla striscia luminosa proporzionato al crescere
dell'obliquità incidente, sia sensibile al resister che fa in contro
al moto di lei la densità maggiore del mezzo in che offende. Mag
gior contradizione poi si nota nel Mersenno, ch'è il più affac
cendato seguace del Cartesio, il qual Mersenno riguarda il raggio
perpendicolare come una linea matematica, e il raggio obliquo
come avente sensibile larghezza, quasi fosse l'accidentale inci
denza quella che fa al raggio luminoso cangiar natura. “ Possumus ergo
considerare radium ABCD (fig. 34) sine latitudine, hoc est ut linea mathe
matica. Sed in incidentia obliqua, ubi operatio ab F (fig. 35) ad planum
100[Figure 100]
scer della sezione alla striscia luminosa proporzionato al crescere
dell'obliquità incidente, sia sensibile al resister che fa in contro
al moto di lei la densità maggiore del mezzo in che offende. Mag
gior contradizione poi si nota nel Mersenno, ch'è il più affac
cendato seguace del Cartesio, il qual Mersenno riguarda il raggio
perpendicolare come una linea matematica, e il raggio obliquo
come avente sensibile larghezza, quasi fosse l'accidentale inci
denza quella che fa al raggio luminoso cangiar natura. “ Possumus ergo
considerare radium ABCD (fig. 34) sine latitudine, hoc est ut linea mathe
matica. Sed in incidentia obliqua, ubi operatio ab F (fig. 35) ad planum
100[Figure 100]
Figura 35.
in H, in maiori est distantia quam ab E in G, non
potest considerari EFGH ut linea mathematica,
quia sic consideraretur EF ut punctum mathe
maticum, quod tamen consideratur uno termino
operari longius quam altero, hoc est consideratur
ut habens terminos, hoc est non ut punctum ”
(Univ. geom. Synopsis, Parisiis 1644, pag. 573).
in H, in maiori est distantia quam ab E in G, non
potest considerari EFGH ut linea mathematica,
quia sic consideraretur EF ut punctum mathe
maticum, quod tamen consideratur uno termino
operari longius quam altero, hoc est consideratur
ut habens terminos, hoc est non ut punctum ”
(Univ. geom. Synopsis, Parisiis 1644, pag. 573).
Dietro queste considerazioni s'intenderà bene quanto dovesse giovare
ai progressi dell'Ottica il tor via quel mostruoso contrasto, che nasce dal
plasmar, diciamo così, la luce di spirito e di materia. L'arrischiata impresa
se l'assunse il Grimaldi, il quale confessa essergli bisognato a ciò animo
intrepido. L'intrepidezza poi in un Gesuita, che contradiceva non solo alla
corrente opinion de'Filosofi, ma che toglieva di più a'Mistici la consolazione
di riguardar la luce quale ala e veste degli spiriti celesti, era tanto più ne
cessaria, in quanto che egli sentenziava la luce esser corporea sull'ipotesi,
non potutasi mai dopo tante prove verificare, ch'ella si muova in tempo
come si vedon muovere tutti i corpi. Forse, delle due facce contrarie del
libro del Grimaldi si sarebbe comunemente creduto essere stato il vero scritto
nella seconda, se l'ipotesi del moto della luce in tempo non fosse stata so
lennemente confermata dai fatti, e se non ne fosse legittimamente conse
guito da ciò l'argomento, con cui il Grimaldi provava la materialità della
luce stessa.
ai progressi dell'Ottica il tor via quel mostruoso contrasto, che nasce dal
plasmar, diciamo così, la luce di spirito e di materia. L'arrischiata impresa
se l'assunse il Grimaldi, il quale confessa essergli bisognato a ciò animo
intrepido. L'intrepidezza poi in un Gesuita, che contradiceva non solo alla
corrente opinion de'Filosofi, ma che toglieva di più a'Mistici la consolazione
di riguardar la luce quale ala e veste degli spiriti celesti, era tanto più ne
cessaria, in quanto che egli sentenziava la luce esser corporea sull'ipotesi,
non potutasi mai dopo tante prove verificare, ch'ella si muova in tempo
come si vedon muovere tutti i corpi. Forse, delle due facce contrarie del
libro del Grimaldi si sarebbe comunemente creduto essere stato il vero scritto
nella seconda, se l'ipotesi del moto della luce in tempo non fosse stata so
lennemente confermata dai fatti, e se non ne fosse legittimamente conse
guito da ciò l'argomento, con cui il Grimaldi provava la materialità della
luce stessa.
Così, dal fortunato riscontro ritrovato fra le speculazioni del nostro Fi
losofo italiano e le osservazioni dell'Astronomo danese, essendosi dimostrato
dover esser gli atomi componenti la luce sostanze materiali; come il Gri
maldi stesso aveva mirabilmente promossa la scienza, applicando alla luce
la proprietà de'corpi fluidi in moto, così il Newton non la promosse poi
meno efficacemente applicando ad essa luce le proprietà generali del moto
de'gravi. L'Autore inglese è più matematico, l'Italiano è più fisico, ma alla
losofo italiano e le osservazioni dell'Astronomo danese, essendosi dimostrato
dover esser gli atomi componenti la luce sostanze materiali; come il Gri
maldi stesso aveva mirabilmente promossa la scienza, applicando alla luce
la proprietà de'corpi fluidi in moto, così il Newton non la promosse poi
meno efficacemente applicando ad essa luce le proprietà generali del moto
de'gravi. L'Autore inglese è più matematico, l'Italiano è più fisico, ma alla