1che ella sia per prendersi gusto, e trattenimento non piccolo, che così ac
cade a me. Ho tardato a mandarlo, perchè non l'ho prima ridotto a per
fezione, avendo avuto difficoltà nel ritrovare il modo di lavoràre i cristalli
perfettamente. L'oggetto si attacca sul cerchio mobile, che è nella base, e
si va movendo per vederlo tutto; atteso che quello che si vede in una oc
chiata è piccola parte. E perchè la distanza fra la lente e l'oggetto vuol es
sere puntualissima, nel guardare gli oggetti che hanno rilievo bisogna potere
accostare e discostare il vetro, secondo che si guarda questa o quella parte,
perciò il cannoncino è fatto mobile nel suo piede o guida che dir la vo
gliamo ” (Alb. VI, 297).
cade a me. Ho tardato a mandarlo, perchè non l'ho prima ridotto a per
fezione, avendo avuto difficoltà nel ritrovare il modo di lavoràre i cristalli
perfettamente. L'oggetto si attacca sul cerchio mobile, che è nella base, e
si va movendo per vederlo tutto; atteso che quello che si vede in una oc
chiata è piccola parte. E perchè la distanza fra la lente e l'oggetto vuol es
sere puntualissima, nel guardare gli oggetti che hanno rilievo bisogna potere
accostare e discostare il vetro, secondo che si guarda questa o quella parte,
perciò il cannoncino è fatto mobile nel suo piede o guida che dir la vo
gliamo ” (Alb. VI, 297).
In quel tempo che Galileo si compiaceva così, e dilettavasi della vista
del suo Occhialino, tre altri simili strumenti, ma costruiti in diverso modo
dai galileiani, furono d'Oltre monte mandati al Granduca e ai principi della
corte di Firenze. La notizia e la descrizione di questo Microscopio oltramon
tano l'abbiamo appresa da un Discorso dell'occhiale detto di moltiplica
zione cavato da una lettera scritta di .... dal sig. Agnolo Marzi Medici.
L'estratto fu ritrovato fra le carte manoscritte della R. Biblioteca nazionale
di Firenze, e ci fu mostrato a leggere e ad esaminare dal gentilissimo si
gnor Bibliotecario, appena che ei per caso l'ebbe scoperto. In quel Discorso,
dop'aver magnificata l'eccellenza dello strumento applicato a veder cose na
turalmente invisibili, specie negli insetti, l'Autore soggiunge le parole se
guenti: “ Mi sa male non gli poter mandar l'occhiale, perchè non è mio,
e nemmeno dire come sta, e questo per essermi proibito rispetto al voler
che si vegga, e se al Galileo dà il cuore di ritrovarlo, il quale è un mese
che ci è dietro, ma non si è visto cosa alcuna. È ben vero che con il suo
mutando i vetri fa una cosa piccola apparir grande, ma non con quella esatta
distinzione e chiarezza: mostra più offuscato e questo arriva a perfezion
tale che l'invisibili fa apparir visibili. ”
58[Figure 58]
del suo Occhialino, tre altri simili strumenti, ma costruiti in diverso modo
dai galileiani, furono d'Oltre monte mandati al Granduca e ai principi della
corte di Firenze. La notizia e la descrizione di questo Microscopio oltramon
tano l'abbiamo appresa da un Discorso dell'occhiale detto di moltiplica
zione cavato da una lettera scritta di .... dal sig. Agnolo Marzi Medici.
L'estratto fu ritrovato fra le carte manoscritte della R. Biblioteca nazionale
di Firenze, e ci fu mostrato a leggere e ad esaminare dal gentilissimo si
gnor Bibliotecario, appena che ei per caso l'ebbe scoperto. In quel Discorso,
dop'aver magnificata l'eccellenza dello strumento applicato a veder cose na
turalmente invisibili, specie negli insetti, l'Autore soggiunge le parole se
guenti: “ Mi sa male non gli poter mandar l'occhiale, perchè non è mio,
e nemmeno dire come sta, e questo per essermi proibito rispetto al voler
che si vegga, e se al Galileo dà il cuore di ritrovarlo, il quale è un mese
che ci è dietro, ma non si è visto cosa alcuna. È ben vero che con il suo
mutando i vetri fa una cosa piccola apparir grande, ma non con quella esatta
distinzione e chiarezza: mostra più offuscato e questo arriva a perfezion
tale che l'invisibili fa apparir visibili. ”
58[Figure 58]
Figura 50.
Da ciò si apprende che i Microscopi oltramon
tani debbono esser posteriori a quelli descritti da Ga
lileo al Cesi, ne'quali per veder dell'oggetto le intere
parti e il rilievo, i vetri si dovevan mutare, ossia ora
avvicinare e ora discostar dall'oggetto stesso, facendo
scorrere il tubo nell'anello.
tani debbono esser posteriori a quelli descritti da Ga
lileo al Cesi, ne'quali per veder dell'oggetto le intere
parti e il rilievo, i vetri si dovevan mutare, ossia ora
avvicinare e ora discostar dall'oggetto stesso, facendo
scorrere il tubo nell'anello.
S'apprende di più, che l'invenzione era confi
data in segreto. Qualunque però si fosse il segreto
imposto all'Autor del Discorso, egli si fa già inten
dere abbastanza bene, descrivendo il modo di far uso
dello strumento. Ma come ciò fosse poco, viene in
calce a dar, con tre disegni che noi rappresentiamo
nelle tre figure 50, 51, 52, lo spaccato e la pianta
dello strumento stesso, e, distinte con numeri le
parti, le dichiara poi così con parole ordinatamente sotto i numeri corri
spondenti:
data in segreto. Qualunque però si fosse il segreto
imposto all'Autor del Discorso, egli si fa già inten
dere abbastanza bene, descrivendo il modo di far uso
dello strumento. Ma come ciò fosse poco, viene in
calce a dar, con tre disegni che noi rappresentiamo
nelle tre figure 50, 51, 52, lo spaccato e la pianta
dello strumento stesso, e, distinte con numeri le
parti, le dichiara poi così con parole ordinatamente sotto i numeri corri
spondenti: