Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1dicolari GE, GF, le quali son la giusta misura del dipartirsi i due raggi, sono
fra
loro uguali.
D'onde, essendo i due triangoli EGC, FGC uguali è facile
concludere
che i due angoli ECB, ACF debbon pure essere uguali.
Non prima infatti del cominciar del secolo XVII si vide nel Keplero chi
tentasse
di maneggiar quell'arte, invocando la Geometria applicata al moto
de
'corpi, per dimostrar ciò che Euclide, e tutti gli altri Ottici dopo di lui,
avevano
reputato geometricalmente indimostrabile.
Quel nescio quid subtile
per
cui s'erano l'Alhazen e Vitellione argomentati motum lucis oblique in­
cidentis
componi ex motu perpendiculari et motu parallelo ad densi su­
perficiem
(Paralipom.
ad Vitell., Francof. 1604, pag. 84), parve al Keplero
esser
uno spiraglio aperto alle nuove speranze d'ostetricare il primo parto
di
quel connubio fra l'Ottica e la Meccanica, da'due commemorati Autori
felicemente
iniziato.
La proposizione XIX formulata ne'Paralipomeni a Vitellione Repercus­
sus
fit ad aequales angulos et eius quod oblique incidit ad latus alterum,
è
quella stessa formulata tanti secoli prima nel suo I Teorema di Prospet­
tiva
da Euclide, ma la dimostrazione è nel Matematico alemanno, dopo tanti
secoli
, nuova, e a chi si diffidava di riuscir nella difficile impresa, si pre­
senta
inaspettata.
Invocando dunque il Keplero il principio della composizion delle forze
applicato
al moto della luce, così comincia e procede in quella sua dimo­
strazione
: “ Cum quid oblique movetur ver­
sus
superficiem, motus is componitur ex
69[Figure 69]
Figura 4.
perpendiculari
et parallelo superficiei.
Al
superficies
tantum ei parti obiicitur, quae
est
in se perpendicularis, non ei quae est
sibi
parallelos.
Quare nec impedit partem
sibi
parallelon, sed palitur mobile resiliendo
pergere
ad partem alteram sicut advenerat.

Sit
CDF (fig.
4) superficies, BD motus lu­
cis
: continuetur BD in E, secans CDF in
D
, et sit CDE aequalis CDA (ibi, pag.
14).

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