1l'arco GD, saranno sempre dieci vibrazioni e non più il che potrà ser
vire per numerare le vibrazioni senz'averle a contare a una a una ” (ivi,
T. X, 201).
25[Figure 25]
vire per numerare le vibrazioni senz'averle a contare a una a una ” (ivi,
T. X, 201).
25[Figure 25]
Figura 17.
Sia che Galileo avesse notata o
no questa singolarità de'pendoli pro
postagli a considerar dal Renieri, ebbe
forse di qui occasione a speculare un
modo e a immaginare un congegno
per levare il tedio di contar le vibra
zioni, d'onde poi dedurne con facilità
la misura dei tempi trascorsi. È perciò
che tornando nel Giugno del 1637,
tre mesi dopo la lettera scrittagli dal
Renieri, a trattar con Lorenzo Realio
del negozio delle Longitudini, gli pro
pone, per la più facile ed esatta riso
luzion del problema, uno strumento
misuratore del tempo da lui perfe
zionato e reso di più comodo uso.
Dop'avere infatti discorso delle pro
prietà meccaniche de'pendoli, così di
lunghezza invariabile come di differenti lunghezze di fili, “ Da questo verissimo
e stabile principio (egli tosto soggiunge) traggo io la struttura del mio Misura
tore del tempo, servendomi non d'un peso pendente da un filo, ma d'un pen
dolo di materia solida e grave, qual sarebbe ottone o rame; il qual pendulo
fo in forma di settore di cerchio di dodici o quindici gradi, il cui semidia
metro sia due o tre palmi, e quanto maggiore sarà, con tanto minor tedio
se gli potrà assistere. Questo tal settore fo più grosso nel semidiametro di
mezzo avendolo assottigliato verso i lati estremi, dove fo che termini in una
linea assai tagliente, per evitare quanto si possa l'impedimento dell'aria,
che sola lo va ritardando. Questo è perforato nel centro, pel quale passa un
ferretto in forma di quelli sopra i quali si voltano le stadere; il qual fer
retto, terminando nella parte di sotto in un angolo, e posando sopra due so
stegni di bronzo, acciò meno consumino, pel lungo muovergli, il settore;
rimosso esso settore per molti gradi dallo stato perpendicolare quando sia
bene bilicato, prima che fermi, anderà reciprocando di qua e di là numero
grandissimo di vibrazioni, le quali, per potere andare continuando secondo
il bisogno, converrà che chi gli assiste, gli dia a tempo un impulso ga
gliardo, riducendolo alle vibrazioni ample. E fatta, per una volta tanto, con
pazienza, la numerazione delle vibrazioni che si fanno in un giorno naturale,
misurato colla rivoluzione di una stella fissa, s'averà il numero delle vibra
zioni d'un'ora, d'un minuto, o d'altra minima parte ” (ivi, T. VII, 169, 70).
no questa singolarità de'pendoli pro
postagli a considerar dal Renieri, ebbe
forse di qui occasione a speculare un
modo e a immaginare un congegno
per levare il tedio di contar le vibra
zioni, d'onde poi dedurne con facilità
la misura dei tempi trascorsi. È perciò
che tornando nel Giugno del 1637,
tre mesi dopo la lettera scrittagli dal
Renieri, a trattar con Lorenzo Realio
del negozio delle Longitudini, gli pro
pone, per la più facile ed esatta riso
luzion del problema, uno strumento
misuratore del tempo da lui perfe
zionato e reso di più comodo uso.
Dop'avere infatti discorso delle pro
prietà meccaniche de'pendoli, così di
lunghezza invariabile come di differenti lunghezze di fili, “ Da questo verissimo
e stabile principio (egli tosto soggiunge) traggo io la struttura del mio Misura
tore del tempo, servendomi non d'un peso pendente da un filo, ma d'un pen
dolo di materia solida e grave, qual sarebbe ottone o rame; il qual pendulo
fo in forma di settore di cerchio di dodici o quindici gradi, il cui semidia
metro sia due o tre palmi, e quanto maggiore sarà, con tanto minor tedio
se gli potrà assistere. Questo tal settore fo più grosso nel semidiametro di
mezzo avendolo assottigliato verso i lati estremi, dove fo che termini in una
linea assai tagliente, per evitare quanto si possa l'impedimento dell'aria,
che sola lo va ritardando. Questo è perforato nel centro, pel quale passa un
ferretto in forma di quelli sopra i quali si voltano le stadere; il qual fer
retto, terminando nella parte di sotto in un angolo, e posando sopra due so
stegni di bronzo, acciò meno consumino, pel lungo muovergli, il settore;
rimosso esso settore per molti gradi dallo stato perpendicolare quando sia
bene bilicato, prima che fermi, anderà reciprocando di qua e di là numero
grandissimo di vibrazioni, le quali, per potere andare continuando secondo
il bisogno, converrà che chi gli assiste, gli dia a tempo un impulso ga
gliardo, riducendolo alle vibrazioni ample. E fatta, per una volta tanto, con
pazienza, la numerazione delle vibrazioni che si fanno in un giorno naturale,
misurato colla rivoluzione di una stella fissa, s'averà il numero delle vibra
zioni d'un'ora, d'un minuto, o d'altra minima parte ” (ivi, T. VII, 169, 70).
Squisiti son senza dubbio questi perfezionamenti introdotti da Galileo
nella costruzione dello strumento, e con tanta accortezza soccorre a rimuo-
nella costruzione dello strumento, e con tanta accortezza soccorre a rimuo-